TRATTAMENTO DEL TUMORE DEL COLON LOCALIZZATO
1) La resezione endoscopica completa en bloc di un polipo dovrebbe essere eseguita ogni volta che la struttura morfologica del polipo lo permette.
Per i carcinomi invasivi (pT1), la gestione è determinata dalla morfologia del polipo e dalla presenza di caratteristiche istologiche associate a un esito sfavorevole:
- invasione linfatica o venosa;
- differenziazione di grado 3;
- budding tumorale significativo (grado >1)
La presenza di qualsiasi fattore sfavorevole in un polipo sessile o piatto (classificazione di Parigi) con un carcinoma pT1 richiede la resezione chirurgica nei pazienti con rischio operatorio medio.
Il ritrovamento di margini di resezione positivi (<1 mm) costituisce solo un rischio per la ricorrenza locale e può essere gestito mediante ripetizione dell’escissione o sorveglianza locale.
Quando la chirurgia non è possibile a causa di comorbilità significative, si raccomanda una colonscopia di sorveglianza entro 6 mesi dopo la rimozione del polipo, così come un attento follow-up oncologico che include una TC per rilevare le ricorrenze linfonodali.
2) I tumori infiltranti del colon non possono essere resecati tramite colonscopia e richiedono un intervento chirurgico, con l’obiettivo di una ampia resezione del segmento intestinale coinvolto e del suo drenaggio linfatico. L’estensione della resezione colica è determinata dall’apporto sanguigno e dalla distribuzione dei linfonodi regionali. La resezione dovrebbe includere un segmento di colon di almeno 5 cm su entrambi i lati del tumore, ma spesso si includono margini più ampi a causa della necessaria legatura dell’apporto sanguigno arterioso. Dovrebbero essere resecati almeno 12 linfonodi quando possibile.
Gli interventi standard sono:
- per i tumori del colon destro viene eseguita una emicolectomia destra videolaparoscopica VLS : per tumori localizzati fino a livello della flessura destra si procede con la resezione dell’ultima ansa ileale e metà del colon, si interrompe l’arteria ileo-colica e la arteria colica destra (talvolta anche la colica media). La parte di colon che rimane risulta comunque ben vascolarizzato da parte delle arcate vascolari arteriose. Si anastomizza in seguito l’ileo terminale con il colon trasverso. Sempre di più, ad oggi, questa metodica viene svolta in maniera mini-invasiva.
- Per tumori localizzati a livello del colon trasverso (piuttosto rari) si esegue una resezione segmentaria solo del colon trasverso videolaparoscopica (VLS)
- Per tumori localizzati a livello del colon di sinistra, dunque colon discendente e del tratto sigma-retto (situazione più frequente) si esegue una emicolectomia sinistra sempre videolaparoscopica : vengono interrotte l’arteria mesenterica inferiore e l’arcata di Riolano e si reseca la flessura splenica sinistra fino alla porzione superiore del retto.
3) I CRC ostruttivi possono essere trattati in uno o due tempi. Le procedure in due tempi possono includere una colostomia seguita da resezione colica o, nel caso di perforazione intestinale, la procedura di Hartmann seguita dalla chiusura della colostomia e anastomosi.
Chi deve eseguire chemioterapia adiuvante?
La stadiazione TNM rimane il criterio istologico più rilevante per la valutazione del rischio dopo l’intervento chirurgico per il cancro del colon. I tassi di sopravvivenza a 5 anni riportati dopo la sola resezione chirurgica sono del 99% per lo stadio I, tra il 68% e l’83% per lo stadio II e tra il 45% e il 65% per la malattia in stadio III.
Devono eseguire chemioterapia neoadiuvante pazienti in stadio II con caratteristiche di rischio e pazienti in stadio III.
Lo stadio II denota pazienti che presentano un tumore SENZA positività linfonodale (negatività del parametro N) più o meno esteso; a seconda dell’estensione del tumore (T2, T3 o T4), sulla base della stabilità/instabilità dei microsatelliti, è possibile decidere se fare o meno la terapia adiuvante.
Lo stato MSI/MMR è il marcatore molecolare prognostico più validato utilizzato nella decisione della terapia adiuvante accanto ai fattori prognostici clinici. In particolare, MSI/MMR può essere utile per identificare una piccola (10% – 15%) sottopopolazione di pazienti in stadio II che sono a molto basso rischio di ricorrenza e per i quali non sono stati dimostrati i benefici dei fluoropirimidini. Di conseguenza, la chemioterapia adiuvante non dovrebbe essere indicata.
Lo standard attuale per la terapia adiuvante nel cancro del colon in stadio III è una combinazione di fluoropirimidina e oxaliplatino. Il beneficio di queste combinazioni rispetto alla monoterapia con fluoropirimidina, lo standard di cura precedente, è stato dimostrato in tre studi di riferimento: MOSAIC, NSABP C-07 e XELOXA.
È importante iniziare la chemioterapia adiuvante il prima possibile dopo l’intervento chirurgico e idealmente non più tardi di 8 settimane.